sabato 29 dicembre 2012

Lezioni di giornalismo (33) - Il titolo deve tradire l'articolo

Qui Umberto Eco ci mette un intero articolo per spiegare che quelle di Bersani "non sono metafore, sono esempi paradossali". E il titolista titola: "Il senso di Bersani per la metafora".


Qui altre Lezioni di Giornalismo.

giovedì 25 ottobre 2012

Politichese for Dummies - Berlusconi e D'Alema

D'Alema: "Non mi candido ma deciderà il partito"

Traduzione: "Per ora dico che non mi candido, ma ho intenzione di candidarmi."

Berlusconi: "Per amore dell'Italia, faccio un passo indietro."

Traduzione: "Per il momento sto a guardare come si mettono le cose, ma non ho certamente detto che non mi candido alle prossime elezioni. Se Napolitano non mi fa senatore a vita, mi faccio senatore da solo, e appena vedo l'opportunità, ci provo a diventare Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Ministro degli Esteri e degli Affari Miei Internazionali, Gran Visir o Mister Universo."

lunedì 20 agosto 2012

Neo-proverbi tautologici

La saggezza in persona
La saggezza dei popoli non può più essere contraddetta con questi nuovi proverbi tautologici. Commenta ogni fatto della vita con queste perle di saggezza incontrovertibili.

  • Ride bene chi ride bene.
  • Il lupo perde il pelo e resta pelato.
  • Chi va con lo zoppo va con lo zoppo.
  • Chi va piano arriva più tardi.
  • Non fare agli altri quello che non vuoi fare.
  • Gli amici si vedono quando ti compaiono davanti.
  • Chi trova un amico trova un amico.
  • L'appetito viene stando senza mangiare.
  • Chi non risica non risica.
  • Nella botte piccola ci sta meno vino.
  • Chi va a letto senza cena si sveglia affamato.
Utilizzando queste ed analoghe espressioni potrete apparire saggi come un papa quando viene citato dal TG1.

lunedì 13 agosto 2012

Lezioni di Giornalismo (32) - Il pluralismo dell'informazione

È tutto esaurito o ci sono posti liberi?

Esempio concreto di pluralismo dell'informazione. E la prova evidente che, anche sull'autorevole carta stampata, non solo su Internet, è meglio non credere sempre a tutto quello che si legge. Verificare con almeno due o tre testate la stessa notizia è sempre utile.

Qui altre Lezioni di Giornalismo.

domenica 5 agosto 2012

Lezioni di Giornalismo (31) - Nei titoli non si esagera mai abbastanza

Un assioma mai verificato ma sempre popolare nella stampa locale: nei titoli delle locandine meglio esagerare. Qui un esempio particolarmente raffinato.
Due, tre, quattro alani aggrediscono, dilaniano, sbranano.
Qui altre Lezioni di Giornalismo.

lunedì 23 luglio 2012

Il tema dei "finti follower" su Twitter è grandemente esagerato


La questione dei "finti follower" su Twitter scoperta da Marco Camisani Calzolari è come la notizia della morte di Mark Twain, successivamente smentita da lui stesso: grandemente esagerata.

In gran parte è un fenomeno fisiologico di tutti i database:

qualsiasi elenco di esseri umani (compresa la rubrica telefonica del proprio telefonino) accumula un tasso di errore pari almeno al 5% annuo (al 10% annuo se non viene fatta nessuna manutenzione e pulizia). Bastano due o tre anni di mancata pulizia delle liste per cumulare questo effetto raggiungendo percentuali di errore pari al 15-30%.

Questo perché gli esseri umani:

  1. traslocano
  2. cambiano indirizzo
  3. si ammalano
  4. muoiono
  5. cambiano vita
  6. cambiano mestiere
In particolare, nel caso degli account Twitter (di cui, a differenza per esempio dei database di indirizzi e-mail delle newsletter, in genere non viene fatta manutenzione dei follower) succede anche che:
  • L'utente non usa più l'account
  • Ne ha più d'uno e alcuni li usa poco
  • Si è dimenticato la password e, invece di recuperarla, ne ha creato un'altro
  • Non usa più da anni l'indirizzo e-mail connesso
  • Altri motivi che non mi vengono in mente.

ergo, un account Twitter con 4 anni di anzianità ha fisiologicamente almeno il 20% di follower obsoleti (account duplicati, non utilizzati, di cui l'utente ha perso la pw, è deceduto, ecc). Se a questi si aggiungono i bot e gli accounti automatici e semi-automatici (alcuni dei quali perfettamente legittimi, ad esempio quelli che lanciano automaticamente i nuovi post di un blog molto seguito), eccoci arrivati ai numeri che Marco Camisani Calzolari esibisce con tanto scandalo. :-)

Insomma: è un fenomeno fisiologico di ogni database, con numeri più o meno alti: anche gli elenchi degli abbonati dei periodici cartacei sono pieni di errori, salvo che, siccome spedire un giornale cartaceo costa, c'è un interesse economico a pulire il più possibile gli elenchi, tenendo questa percentuale d'errore sotto il 10%. Nel caso di Twitter, siccome l'errore ha un costo vicino a zero, praticamente nessuno si preoccupa di verificare e pulire le liste dei propri follower.


Aggiornamenti:


Qui un'interessante analisi del documento e della procedura applicata da Marco Camisani Calzolari (in inglese), di Gianluca Stringhini.


Qui l'analisi della vicenda, senza peli sulla lingua, di Gianluca Neri, blog Macchianera.


Qui invece un interessantissimo caso di utente inesistente ma popolarissimo, il caso Laiello su aNobii.

venerdì 20 luglio 2012

Lettera aperta ai Grandi Manager della #pubblicità italiana


"...una domanda semplice semplice: come fanno le grandi agenzie, gran parte delle quali peraltro iscritte ad Assocomunicazione, a sopravvivere e pagare stipendi coi prezzi che stanno chiedendo ai clienti?
(...)
Prendiamo, fra i moltissimi, un caso recente (Poste Italiane) che ha coinvolto diversi nomi noti. Ricordando che ci sono casi anche più imbarazzanti.
Nel caso di Poste Italiane si tratta di un incarico che dura tre anni, chiede – a detta del cliente – il coinvolgimento costante di più persone, e viene aggiudicato a circa 60.000 euro complessivi. Vuol dire 20.000 euro all’anno. Il costo, spese generali escluse, di un singolo stipendio regolare da apprendista: circa 1000 euro al mese."

Il resto della lettera aperta di Massimo Guastini e Annamaria Testa qui.

sabato 23 giugno 2012

La falla logica delle privatizzazioni. Perché quelle dei servizi pubblici non funzionano.

Io sono sempre stato abbastanza favorevole alle privatizzazioni. Effettivamente, in genere, le aziende private sono più efficienti di quelle pubbliche.

C'è però una falla logica nel ragionamento, che è tanto ovvia quanto inosservata. Le aziende private sono più efficienti perché quelle inefficienti, in genere, falliscono. Ma le aziende pubbliche privatizzate non possono fallire. Ecco il problema.

È noto che la mortalità delle nuove aziende è altissima: circa due su tre chiudono entro due anni, per vari motivi, dalla lite fra soci alla mancanza di capitale, alle errate valutazioni del mercato potenziale. Questo significa che se apro dieci aziende per distribuire acqua minerale a bar e ristoranti, dopo due anni me ne restano aperte, ed efficienti, al massimo tre o quattro. Sei o sette hanno chiuso o stanno per chiudere per problemi gestionali, amministrativi, finanziari o di marketing non previsti al momento della loro fondazione. Oppure, semplicemente, erano gestite male.

Ma se apro dieci aziende privatizzate per gestire l'acqua di dieci comuni? Dopo due anni probabilmente avrò tre o quattro aziende sane. E sei o sette aziende indebitate o mal gestite che però non possono chiudere, e che qualcuno dovrà sostenere con l'ossigeno e con trasfusioni di sangue.

giovedì 3 maggio 2012

Pubblicitese for Dummies

Avviso per i pubblicitari:

Brief vuol dire riassunto;
Headline vuol dire titolo;
Insight vuol dire intuizione.

Se si parlasse un po' di più anche in italiano, invece di esagerare con termini inglesi o americani talvolta mal compresi, forse i pubblicitari sembrerebbero di meno dei venditori di fumo.

martedì 27 marzo 2012

Lezioni di giornalismo (30) - Devi verificare una notizia? Usa il dizionario o cerca su Internet

In questo post avevo segnalato che l'uso del termine "marò" non è appropriato nel caso dei due Fucilieri di Marina arrestati in India perché, sulla scorta della mia esperienza di servizio militare in Marina, mi risulta che il termine marò sia una forma colloquiale per definire i marinai semplici senza specializzazioni (e, nel Battaglione San Marco, le reclute).

Due colleghi, autorevolmente, mi hanno replicato uno che il dizionario Hoepli prevede la definizione "Marò = marinaio del Battaglione San Marco" (definizione che in base alla mia esperienza è parzialmente giusta ma incompleta) e l'altro che il termine compare (una volta) nel sito del Battaglione San Marco.

A parte che entrambe le osservazioni non smentiscono quella che è la mia esperienza diretta di ex marinaio, dalle risposte risulta questo: "se devi verificare una notizia, il vero giornalista non telefona al Battaglione San Marco per sentire come stanno le cose, bensì consulta il dizionario o fa una ricerca online".

Insomma, è possibile che il termine "marò" in ambito militare oggi sia usato in modo più esteso rispetto a quando ho fatto il militare io. Però resta il fatto che continuare a chiamare "marò" i due militari italiani arrestati in India è come chiamare "praticanti" due giornalisti professionisti: anche quest'ultima definizione, in senso stretto, può essere considerata esatta, visto che molti giornalisti professionisti sono stati praticanti, nelle redazioni ci sono praticanti che fanno lavoro di giornalista, e il giornalista è un mestiere in cui c'è sempre da imparare. :-)

domenica 11 marzo 2012

Ho comprato il Kindle. Meglio della carta.

Dopo molte indecisioni, dovute più che altro alla grande prudenza nelle spese determinata dalla perdurante crisi economica mondiale, e la costante diminuzione del reddito che per vari fattori ho subito a partire dal 2003, mi sono deciso e ho comprato il Kindle, l'e-book reader di Amazon. Il Kindle è un e-book reader, ma anche un distributore automatico di libri sempre accessibile, e uno dei miei timori è quello di trovarmi ad acquistare troppo liberamente libri che poi non leggerò mai.

Conoscevo già l'aggeggio, per averne seguito la nascita e averne letto molto nel corso degli anni. Ma l'esperienza diretta è spesso molto più interessante di quella raccontata.

Pur essendo il modello da 99 euro, quello più economico della gamma e l'unico in vendita in Italia, trovo che sia un prodotto eccellente. Manca dell'eleganza estetica Apple (che è sempre un valore aggiunto importante e ingiustamente sottovalutato dai suoi critici), ma è comunque un prodotto che ha una sua bellezza, è molto ben progettato, facile da usare, semplice e intuitivo.

In dieci minuti, dall'apertura del pacco, leggevo già il mio primo libro.

Caricare libri è molto semplice, inoltre c'è una grande disponibilità di classici gratuiti in varie lingue, sia sul sito Project Gutenberg (oltre 50 lingue), Liber Liber (italiano) e altri siti, oltre ad Amazon stesso.



Il Kindle ha anche dei limiti. Uno importante è che penalizza fortemente i libri illustrati, perché il monitor è in condizione di rappresentare solo il bianco e nero, quindi la qualità delle immagini è quella delle foto della stampa quotidiana di qualche anno fa. Si tratta di problemi tecnologici per cui non è ancora in vista una soluzione economica ed efficace, almeno se si vuole una superficie riflettente come la carta e non retroilluminata. Il vantaggio del Kindle (importante per me che vivo al mare) è che si può leggere molto bene anche in pieno sole, mentre nelle stesse condizioni tablet e computer sono illeggibili. L'assenza di retroilluminazione si traduce anche in una lunga durata della batteria, altro fattore importante in un lettore portatile.

Più comodo dei libri di carta
Un dato molto importante a mio parere: la comodità. Una volta presa la manualità necessaria (abituarsi a premere il pulsante per cambiare pagina) leggere con Kindle è più comodo e agevole che con la carta: L'oggetto è piccolo e sempre ugualmente maneggevole, mentre i libri sono di peso e formato molto variabile, e più sono belli più sono pesanti. Inoltre, secondo me, il Kindle affatica di meno l'occhio, perché aprendo il libro la pagina di carta è spesso curva e, se patinata, più spesso ha riflessi fastidiosi. Lo schermo del Kindle è anch'esso riflettente, ma, essendo piatto, basta cambiare leggermente l'angolo per eliminare tutti i riflessi.

Tra l'altro, leggere sul Kindle è come leggere un libro con tutte le pagine a destra e notoriamente, almeno nella prima metà del libro, la pagina destra è più agevole da leggere rispetto alla sinistra.

In tre giorni, nei ritagli di tempo, ho letto un libro sul pranayama scaricato da Amazon, ho riletto Michele Strogoff (in traduzione inglese, perché la traduzione italiana è a pagamento), sto rileggendo Psmith Journalist di PG Wodehouse e Sadhana di Rabindranath Tagore (questi due scaricati da Project Gutenberg).

Consigli e problemi
Insomma io lo consiglio, soprattutto se si vogliono leggere classici e libri gratuiti in lingua straniera. I libri commerciali disponibili su Kindle sono molti, in genere costano meno del cartaceo ma molti editori, secondo me per miopia, avidità e anche per tutelare lo status quo di stampatori e distributori, spesso fanno sconti insufficienti. Siccome in Italia carta, stampa, confezionamento e distribuzione del cartaceo pesano intorno al 50-60% rispetto al prezzo di copertina, e la produzione di ebook è commercialmente meno rischiosa di un libro cartaceo, lo sconto dell'ebook dovrebbe essere, in generale, non inferiore al 60% del prezzo di copertina del cartaceo.

I problemi di lungo periodo sono: come cambierà la gestione della libreria personale e familiare nell'arco di dieci o venti anni? Con tutte le informazioni sulle abitudini di lettura che un sistema così centralizzato come quello di Amazon raccoglierà nel tempo, cosa succederà nel rapporto fra editori, distributori, autori e lettori? Come cambieranno i termini di pagamento del libro?

Il futuro della carta

I libri di carta probabilmente avranno ancora molti anni di vita, in particolare (secondo me) i due estremi: da una parte i tascabili molto economici, e dall'altra parte  i libri illustrati di formato grande e medio grande, e le edizioni in cui la qualità tipografico-editoriale è importante. Per capirci: chi vuole rileggersi I Promessi Sposi si cercherà una copia digitale gratuita; chi vuole leggere un best seller recente si comprerà la copia digitale. Ma dovrebbe restare un mercato per un'edizione critica dei Promessi Sposi impostata filologicamente e con illustrazioni ricercate, a meno che non nascano in futuro degli ebook reader di grande formato, a colori, per uso domestico, ma per il momento ne dubito. Dovrebbe restare un mercato anche per i libri da viaggio e da svago di costo basso e non impegnativi.

mercoledì 7 marzo 2012

Lezioni di Giornalismo (29) - Usa i termini pittoreschi come marò fino allo sfinimento

Un vero giornalista italiano, quando incappa in un termine pittoresco o bizzarramente suggestivo, lo usa fino allo sfinimento senza verificare il significato.

È il caso di "marò", termine colloquiale usato insistentemente a sproposito da telegiornali, radio nazionali e testate varie, dall'autorevole Corriere della Sera in giù.

Il marò, nella Marina Militare italiana, è il marinaio semplice senza specializzazioni e, nel caso del Battaglione San Marco e di altri corpi speciali della Marina, la recluta. Secondo voi nelle missioni all'estero mandano le reclute e nelle missioni antipirateria mandano i marinai senza specializzazioni?

Quindi chiamare  insistentemente "marò" i due Fucilieri di Marina arrestati in India (ovvero due sottufficiali con almeno due anni di addestramento e probabilmente almeno un anno di servizio attivo)  è appropriato come chiamare due giornalisti professionisti "praticanti" per darsi un tono di conoscere l'ambiente.

Ovvero, è una autentica stupidaggine.

lunedì 23 gennaio 2012

PEC- Posta elettronica certificata: la semplificazione complicata

L'Ufficio Complicazione Affari Semplici in Italia non dorme mai. Ecco un esempio, tratto da questo utile post sulla PEC Posta Elettronica Certificata obbligatoria per le Imprese:


Per richiedere una nuova partita Iva devo comunicare la PEC e per attivare una PEC ho bisogno della Partita Iva. Come faccio? 
La Camera di Commercio chiarisce che, nella procedura “ComUnica” è possibile mettere la PEC del commercialista, che sarà valida esclusivamente per ricevere le comunicazioni relative all’esito dell’operazione e comunicare la PEC da registrare in un secondo momento.
Un'incombenza in più, anzi tre (comunicare la PEC del commercialista, attivare la propria PEC  appena aperta la partita iva, poi comunicarla per sostituirla a quella del commercialista).

Da notare che la Posta Elettronica Certificata, oltre ad essere uno strumento unico al mondo (apparentemente, solo in Italia esiste in questa forma), più che semplificare la vita alle imprese, la semplifica all'Amministrazione Pubblica che riduce i costi e accelera i tempi delle notifiche amministrative e legali, senza offrire particolari vantaggi al cittadino o all'impresa. Questi infatti, per ricevere magari una notifica del Comune una volta all'anno, devono prendere l'abitudine, per prudenza, di verificare la PEC regolarmente, almeno una volta alla settimana.

Oneri in più per il cittadino, semplificazioni per la Pubblica Amministrazione.