martedì 22 marzo 2011

Le basi delle giurie dei concorsi ad alta partecipazione

Una disciplina che andrebbe resa obbligatoria alle scuole medie e doppiamente obbligatoria per chi lavora in pubblicità è la statistica. Una minima infarinatura di calcolo delle probabilità e di calcolo statistico sarebbe utile sia per ragionare meglio, sia per comprendere i fenomeni sociali.

Un esempio sono le giurie dei premi, afflitte da ogni genere di dietrologia e di ricalcolo universale dei massimi sistemi.

Un principio che pochi capiscono è questo: alcuni fenomeni capitano sempre, per la legge dei grandi numeri. Ad esempio, alle selezioni degli ADCI Award arrivano alcune migliaia di lavori (in Italia, da due a tremila a seconda degli anni). Con decine di agenzie e di creativi coinvolti, è impossibile che non capitino degli errori, in certi casi in buona fede (la norma di regolamento non è conosciuta o non è stata capita da chi ha fatto l'errore), in altri casi in mala fede ("speriamo che non se ne accorgano").

In generale, per questioni risorse e di semplice efficienza, nessuno controlla che tutti i lavori sottoposti alle giurie siano perfettamente in regola: salvo il necessario controllo formale per organizzare le giurie e smistare i lavori, dedicare anche solo dieci minuti di approfondimento totale a ciascun lavoro per migliaia di lavori significa centinaia di ore lavorative, quasi tutte concentrate presso la deadline (oltre la metà dei lavori arrivano negli ultimi quindici giorni). Ad esempio, è totalmente inutile verificare le date di pubblicazione dei lavori sottoposti, visto che oltre l'80% verrà scartato. Meglio concentrare le verifiche sui lavori selezionati.

Controlli approfonditi si fanno (anche grazie a segnalazioni di giurati, concorrenti, persone esterne) solo sui lavori selezioniati, e particolarmente approfonditi sui lavori premiati.

Questo comporta due fenomeni:
  1. Degli errori sui lavori scartati non se ne accorge nessuno (e d'altra parte sarebbe stato inutile accorgersene, sono comunque stati scartati);
  2. Quando emerge una fisiologica percentuale di errori fra i lavori selezionati, scatta la dietrologia complottista.
È da notare inoltre che questa dietrologia complottista viene spesso da gente che non ha nessuna esperienza di giurie e, soprattutto, non ne ha alcuna esperienza organizzativa.

Facciamo un esempio con numeri tondi:

Al premio X arrivano 1000 lavori; La percentuale fisiologica di errori nella presentazione dei lavori è del 10% (sbagli sulla data, mancano info sulla pianificazione, ecc ecc ecc): sono 100 errori su 1000.

Vengono selezionati 50 lavori, di cui 3 premiati. Lasci perdere i 950 lavori scartati e controlli con attenzione tutti i 50 selezionati. Trovi 5 errori, alcuni dei quali da squalifica. Squalifichi quello che devi squalificare, ed è fatta.

A questo punto - da parte di chi NON ha capito il meccanismo dal punto di vista statistico - scattano le dietrologie che spesso sono totalmente ingiustificate.

Semplicemente: si controllano approfonditamente i 50 lavori selezionati, invece di perdere decine di ore a controllare i 950 scartati.

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