martedì 23 marzo 2010

Copyright: quel che è mio è mio, e quel che è tuo è mio

Un'interessante gaffe industriale-editoriale.

Giulio Mozzi, scrittore professionista e redattore di una casa editrice manda un articolo al supplemento del Sole 24 Ore per intervenire in un dibattito sulla letteratura. Chi dirige il supplemento decide di pubblicarlo e, sotto l'articolo, appare la scritta © Riproduzione riservata.

Ma l'articolo di chi è? Di chi l'ha scritto o di chi lo pubblica?

In realtà la dicitura © Riproduzione riservata può anche voler dire semplicemente: "guarda, se vuoi riprodurre questo articolo, prima devi chiedere e metterti d'accordo con noi". Ma questo contrasta, ad sempio, con la logica di Internet, in cui si linka e si cita (in genere) liberamente e, sempre in genere, si desidera essere linkati e citati il più possibile.

Inoltre -- anche se nella realtà l'incidente è dovuto semplicemente al fatto che chi impagina mette la dicitura automaticamente in fondo a qualsiasi articolo, a meno che non gli dicano di non farlo -- l'episodio rappresenta bene l'arroganza che spesso i Grandi Editori Italiani dimostrano nei confronti di Internet, dei colleghi più piccoli e anche dei loro lettori: rendono difficile l'accesso ai loro contenuti, ma saccheggiano a piene mani dai contenuti altrui: video user-generated che vengono etichettati come la Web TV del Grande Editore, copia-incolla di comunicati stampa, persino copia e incolla da Wikipedia o copia e traduci da siti stranieri.

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