domenica 11 gennaio 2009

Evasori, il libro che evade il problema

"Evasori, chi come quanto - L'inchiesta sull'evasione fiscale" di Roberto Ippolito
Immagine di Evasori Chi Come Quanto
Il libro, più che un'inchiesta, è una raccolta di episodi e aneddoti, alcuni dei quali controversi. In pratica è come parlare del problema delle armi negli Stati Uniti raccogliendo una casistica di singoli omicidi e ferimenti, senza considerare fatti storici, sociali, il ruolo della lobby delle armi, ecc. Fa eccezione il capitolo relativo all'evasione immobiliare, più articolato degli altri.

Alla base del libro c'è il consueto tentativo di dividere l'Italia in Buoni e Cattivi: i Buoni che pagano le tasse e i Cattivi che evadono. Non affronta o non approfondisce però nessuno di questi problemi:

1. Quando l'idraulico si fa pagare in nero, gli evasori sono due: l'idraulico che non paga irpef e contributi, il cliente che non paga l'iva.

2. Quando l'idraulico emette regolare fattura, l'imposizione fiscale su quell'importo, al netto di eventuali spese, totalizza almeno il 70% (arrotondando: 20% iva, 30% irpef, 20% contributi, senza contare irap e inail), percentuale che tende a salire e che in ultima analisi, nel caso dei privati, è tutta a carico del cliente. Su 100 euro di conto regolare complessivo, iva compresa, l'idraulico ne tiene per sé 30 o meno, mentre il cliente, evitando la fattura, vede la possibilità di far scendere l'importo del 20 o del 30%, se ottiene uno sconto ulteriore rispetto all'iva. E' evidente che un forte incentivo all'evasione sta qui.

3. Se l'evasione fiscale "spicciola" dei servizi ai privati venisse interamente recuperata (idraulici, imbianchini, ma anche badanti e baby sitter) ci sarebbe un aumento di quei costi per le famiglie almeno del 20%. Non dico che sia necessariamente ingiusto, ma non si può non tenerne conto.

4. Quando un "malcostume" è così diffuso, c'è anche qualche problema sistemico, non solo una questione di "disonestà" di pochi.

Infatti, nel caso dell'evasione immobiliare, l'autore afferma che un immobile su cinque è sconosciuto al fisco. Quando avviene un fenomeno del genere, è evidente che ci sono anche problemi legislativi e di efficienza delle istituzioni. Se i cento euro dell'idraulico possono facilmente sparire, e i falsi in bilancio delle aziende grandi e medie devono essere individuati con lunghe giornate di indagini, invece case, capannoni, negozi e uffici sono in genere ben visibili alla luce del sole e anzi sono i beni facilmente individuabili per eccellenza. Perché nel 20% dei casi gli immobili sono sconosciuti al fisco?

Infatti, per chi ha una semplice infarinatura dei sistemi fiscali e legislativi dei principali paesi stranieri e delle statistiche internazionali, è evidente che i problemi fiscali italiani sorgono da tre fattori principali:

1. Antica e perdurante tradizione di antagonismo fra Stato e Cittadino
2. Complessità legislativa e farraginosità delle procedure (chi fa tutto in regola affronta costi molto più elevati della media europea)
3. Elevatissima imposizione teorica (chi paga tutto viene tartassato).

Se non si lavora su tutti e tre i fattori, limitandosi a dividere il paese in Buoni che pagano e Cattivi che non pagano (separazione estremamente sfumata e confusa, visto che buona parte dell'evasione è data anche da lavoratori dipendenti e pensionati che svolgono un secondo lavoro in nero) non ci saranno grandi progressi, oppure saranno ottenuti a carico di un aumento generale dei costi e della complessità legislativa (la strada in genere preferita dai governi italiani di destra quanto di sinistra).

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